Lo spreco nel passato : una testimonianza
Come molti sanno lo spreco è cambiato parecchio nel tempo, è possibile capirlo semplicemente leggendo quotidiani o guardando il telegiornale.
Per i più esperti, invece, ci sono numerosi siti internet che raccolgono dati, ma grazie all’intervista rilasciata da una signora nata nel periodo della Seconda Guerra Mondiale, è possibile capire come sia cambiato nel tempo ed in che modo veniva vissuto.
Abbiamo intervistato la signora Italina Bassini, nata nell’ottobre 1940:
Com’era gestito lo spreco all’epoca?
In tempi difficili come quelli in cui ho vissuto non si tendeva a sprecare a differenza del giorno d’oggi; se si avanzava qualcosa si scaldava e si riconsumava.
Lo dico per esperienza, nonostante la mia famiglia fosse una delle più avvantaggiate del paese.
Per i più esperti, invece, ci sono numerosi siti internet che raccolgono dati, ma grazie all’intervista rilasciata da una signora nata nel periodo della Seconda Guerra Mondiale, è possibile capire come sia cambiato nel tempo ed in che modo veniva vissuto.
Abbiamo intervistato la signora Italina Bassini, nata nell’ottobre 1940:
Com’era gestito lo spreco all’epoca?
In tempi difficili come quelli in cui ho vissuto non si tendeva a sprecare a differenza del giorno d’oggi; se si avanzava qualcosa si scaldava e si riconsumava.
Lo dico per esperienza, nonostante la mia famiglia fosse una delle più avvantaggiate del paese.
Quali erano i cibi più sprecati?
Negli anni successivi alla guerra il cibo scarseggiava, le razioni erano contate e perciò c’era un grande risparmio e tutto veniva acquistato poco prima di essere consumato.
Inoltre non si tenevano grandi scorte alimentari, fatto influenzato dall’assenza di frigoriferi.
Nonostante non ci fosse grande possibilità di acquistare prodotti privilegiati, mia mamma non faceva mai mancare un piatto di pasta a noi figli, sebbene fossimo 8 in famiglia.
Quali erano i cibi più acquistati?
Si consumavano maggiormente: pasta, riso, pane, polenta, spezzatino, bollito… Cibi di costo minore, ma che, detto in dialetto, “Chi sciunfevun”.
Da bambini andavamo sempre alla ricerca di qualcosa in più da mangiare, ed ogni volta mia mamma mi ripeteva questa frase: “Lina l’è el pan ch’el fa pietansa”.
Mi accorgo che tutt’ora è così, se si ha un languorino, un piccolo pezzo di pane ci fa passare la fame.
Si dava molto peso alle date di scadenza?
No, primo poiché non c’erano ed in secondo luogo si acquistavano prodotti freschi che si consumavano in giornata.
Quando ero piccola non ho mai fatto caso alle date di scadenza, eppure “sem venudi sù istes” (siamo cresciuti lo stesso).
Più fortunate erano le famiglie che possedevano allevamenti di galline, bovini o suini.
Ci può dare qualche suggerimento su come riutilizzare i prodotti in eccesso?
Certamente! Per esempio con la carne avanzata si possono fare le polpette, oppure il prosciutto può essere aggiunto alla frittata ed infine il pane secco viene grattuggiato e riutilizzato per l’impanatura.
Ringraziamo la signora Lina per la sua disponibilità e per la sua semplicità nel raccontare.
Negli anni successivi alla guerra il cibo scarseggiava, le razioni erano contate e perciò c’era un grande risparmio e tutto veniva acquistato poco prima di essere consumato.
Inoltre non si tenevano grandi scorte alimentari, fatto influenzato dall’assenza di frigoriferi.
Nonostante non ci fosse grande possibilità di acquistare prodotti privilegiati, mia mamma non faceva mai mancare un piatto di pasta a noi figli, sebbene fossimo 8 in famiglia.
Quali erano i cibi più acquistati?
Si consumavano maggiormente: pasta, riso, pane, polenta, spezzatino, bollito… Cibi di costo minore, ma che, detto in dialetto, “Chi sciunfevun”.
Da bambini andavamo sempre alla ricerca di qualcosa in più da mangiare, ed ogni volta mia mamma mi ripeteva questa frase: “Lina l’è el pan ch’el fa pietansa”.
Mi accorgo che tutt’ora è così, se si ha un languorino, un piccolo pezzo di pane ci fa passare la fame.
Si dava molto peso alle date di scadenza?
No, primo poiché non c’erano ed in secondo luogo si acquistavano prodotti freschi che si consumavano in giornata.
Quando ero piccola non ho mai fatto caso alle date di scadenza, eppure “sem venudi sù istes” (siamo cresciuti lo stesso).
Più fortunate erano le famiglie che possedevano allevamenti di galline, bovini o suini.
Ci può dare qualche suggerimento su come riutilizzare i prodotti in eccesso?
Certamente! Per esempio con la carne avanzata si possono fare le polpette, oppure il prosciutto può essere aggiunto alla frittata ed infine il pane secco viene grattuggiato e riutilizzato per l’impanatura.
Ringraziamo la signora Lina per la sua disponibilità e per la sua semplicità nel raccontare.